Pubblicato il 14 Jul 2020
Pubblicato il 14 Jul 2020
Da Napoli a Torino, fino alla Silicon Valley: il percorso di Aldo, Product Owner Specialist in CNH Industrial

Da Napoli a Torino, fino alla Silicon Valley: il percorso di Aldo, Product Owner Specialist in CNH Industrial


Napoli, Roma e la Silicon Valley sono i luoghi in cui si è formato Aldo Nicotra, giovanissimo laureato in Digital Management alla Luiss di Roma.


Tutored è il punto di incontro tra studenti, giovani laureati e aziende. All’interno della nostra piattaforma, gli utenti possono scoprire gli sbocchi lavorativi in base al loro percorso di studio, esplorare le aziende e candidarsi alle numerose opportunità di stage, lavoro e graduate program. 

All’interno della piattaforma, ci piace raccontare le storie di giovani talenti che hanno fatto un percorso di studio brillante e oggi lavorano presso importanti realtà. 


In quale università hai studiato e quale percorso di studi hai scelto?

Durante la triennale ho frequentato l’Università degli studi di Napoli “Parthenope”, percorso Management delle Imprese internazionali.

In seguito, mi sono trasferito a Roma per frequentare un innovativo corso di laurea magistrale, Digital Management, presso l'Università LUISS Guido Carli.

Questa scelta si è rilevata fondamentale in quanto mi ha dato un punto di vista nuovo.

Grazie sia a corsi come "Entrepreneurship and Venture Capital" e  "Big Data Analytics" uniti all’esperienza presso l’incubatore iLab LUISS, ho avuto la possibilità di avere un approccio più imprenditoriale rispetto alle classiche lauree specialistiche di Economia Aziendale o Finanza, che spesso sono una ripetizione di corsi già affrontati in triennale.

Lo startup program, in particolare, presso l'iLab LUISS è stata un'esperienza concreta dove poter creare una startup partendo da un'idea, passando per il business model canvas, come trattare con investitori e come ottiene i primi ricavi. La nostra startup non ha mai ricevuto un investimento in seed capital quindi non ha mai raggiunto il mercato, ma ci siamo portati a casa un bagaglio di esperienze inestimabile. 


Durante il tuo percorso di universitario, hai studiato sia in Cina e sia a Stanford: che tipo di esperienze sono state?

Frequentare la Fudan University di Shanghai è stata una esperienza entusiasmante ma non facile: una classe internazionale formata da persone con culture differenti rispetto alla mia è stato un bel salto fuori dalla mia “comfort zone”, ma una volta rotto il ghiaccio ho apprezzato la bellezza del confronto tra idee, culture e punti di vista differenti come volano di crescita personale e professionale.

Durante diverse company visit parlare con giovani founder di startup asiatiche mi ha fatto comprendere quanto sia ancora enorme il margine di crescita in quei mercati, soprattutto per prodotti legati al Made in Italy, un vero e proprio brand di successo all’estero che noi spesso sottovalutiamo.

Ho avuto inoltre la possibilità di frequentare la Silicon Valley grazie ad una borsa di studio LUISS per scrivere la tesi di laurea, incentrata sulla Sharing Economy nel settore automotive.

Vivere nella Silicon Valley mi ha dato una visione sul futuro, li si gettano le basi per il business che verrà: da best practice aziendali a nuove tecnologie. Ho avuto la fortuna di conoscere delle eccellenze italiane come Luca Maestri (CFO Apple) e Federico Fagin (Inventore del microchip), scambiarsi opinioni ma principalmente avere consigli da loro è stata veramente un’opportunità unica.

Inoltre, nel campus è stato molto stimolante conoscere ragazzi che senza molto denaro o business plan accurati si lanciavano in avventure imprenditoriali senza paura del fallimento, avendo come mantra il “Fail fast, succed faster”. Questo perché dietro ogni insuccesso ci possono essere importanti take-away per le prossime sfide.


Quanto è importante secondo te svolgere un periodo di studi all'estero?

Fondamentale. Al giorno d’oggi lavorare con team internazionali anche in aziende con sede in Italia è la normalità.

Quindi aver trascorso periodi all’estero e riuscire a capire ed apprezzare le differenze culturali delle persone è una skill importante da sviluppare durante il periodo universitario.


Hai svolto numero attività durante il tuo percorso di studio: quale attività extra-universitaria pensi sia stata davvero importante per la tua carriera?

In questo mondo globalizzato ed altamente competitivo è utopistico pensare che basta ottenere 30 e lode ad un esame universitario ed aspettare dopo la laurea per iniziare a cercare lavoro.

Il mercato del lavoro non aspetta, purtroppo, a braccia aperte i giovani laureandi, soprattutto in un momento delicato come il post-covid.

Bisogna avere come base degli ottimi risultati universitari ma si deve assolutamente investire tempo ed energie in attività extra-universitarie come tirocini curricolari, summer school ed anche attività di volontariato.

Impegnarsi in queste attività insegna a e sviluppare doti di leadership e team building. Skills che aiutano molto l’ingresso in azienda.


Un consiglio che daresti a chi sta studiando in questo momento?

Può sembrare strano ma consiglio di alzare la testa dai libri, e come accennavo prima, provare a mettersi in gioco applicando per qualche summer internship o fondare una startup. Brillanti risultati accademici devono essere la base, ma il valore aggiunto lo si ha dalle esperienze.

Un consiglio che mi sento di dare ai giovani laureandi è di sfruttate a fondo il loro circuito universitario per lanciare un’idea imprenditoriale e di sporcarsi le mani: chiedete consigli ai professori attingendo anche dai loro network personali, relazionatevi con altri colleghi e trasmettetegli la “vision” della vostra startup.

Non abbiate paura di sbagliare, all’università siete in una sandbox, anche se non riuscirete a quotare in borsa la vostra startup farete comunque una grande esperienza che vi valorizzerà molto in fase di colloqui di lavoro rispetto a tanti 110 e lode senza esperienze.

 

 
Di cosa ti occupi in qualità di Product Owner Specialist - Connected Services in CNH Industrial?

Nel Project Management, nello specifico nelle metodologie Agile, il Product Owner ha un ruolo primario nella definizione dei requisiti di business.

Come Product Owner ho la responsabilità di massimizzare il valore del prodotto/servizio e del lavoro svolto dai diversi team di sviluppo.

Mi occupo di connected services, cioè tutti quei servizi attivabili attraverso i dati che un veicolo può trasmettere.  

Nello specifico definiamo le esigenze di business, in un flusso di controllo delle attività End-2-End: Partiamo da un processo di design-thinking identificando i pain points del nostro cliente finale, ideiamo il servizio, lo costruiamo e testiamo grazie ai diversi team di sviluppo e definiamo il loro lancio prima con un MVP (minimum viable product) per testare se quelle funzionalità individuate soddisfano una vera esigenza del nostro target. Successivamente rendiamo disponibili gli MVP in mercati pilota e collezioniamo consigli e feedback adottando cicli di miglioramento continuo (Kaizen). Infine, ci occupiamo di tutte le attività relative al go-to-market dei servizi completi su scala globale.


Durante la tua carriera, hai anche svolto uno stage presso Accenture: quali sono secondo te le differenze principali tra lavorare per una corporate come CNH Industrial e una società di consulenza?

La consulenza è come una palestra, ti insegna molto in tempi brevi. Consiglio molto un’esperienza del genere come ingresso nel mondo del lavoro. La consulenza ha come pro l’ampio raggio di settori/ruoli/esigenze cliente ma come contro si hanno diversi progetti quindi c’è il rischio di perdere il focus di percorso

Invece un’esperienza di tipo corporate aiuta molto a specializzarsi ed a conoscere a fondo un settore, ed è una scelta ottimale nel momento in cui un laureando ha un’idea ben chiara e strutturata del proprio percorso di carriera

In sintesi, ritengo che siamo due esperienze diverse ma spesso complementari.

 

Sei un recruiter? Scopri come digitalizzare le strategie di employer branding e recruiting della tua azienda grazia a tutored. Attrai e assumi giovani talenti: scopri Tutored Business.

Napoli, Roma e la Silicon Valley sono i luoghi in cui si è formato Aldo Nicotra, giovanissimo laureato in Digital Management alla Luiss di Roma.


Tutored è il punto di incontro tra studenti, giovani laureati e aziende. All’interno della nostra piattaforma, gli utenti possono scoprire gli sbocchi lavorativi in base al loro percorso di studio, esplorare le aziende e candidarsi alle numerose opportunità di stage, lavoro e graduate program. 

All’interno della piattaforma, ci piace raccontare le storie di giovani talenti che hanno fatto un percorso di studio brillante e oggi lavorano presso importanti realtà. 


In quale università hai studiato e quale percorso di studi hai scelto?

Durante la triennale ho frequentato l’Università degli studi di Napoli “Parthenope”, percorso Management delle Imprese internazionali.

In seguito, mi sono trasferito a Roma per frequentare un innovativo corso di laurea magistrale, Digital Management, presso l'Università LUISS Guido Carli.

Questa scelta si è rilevata fondamentale in quanto mi ha dato un punto di vista nuovo.

Grazie sia a corsi come "Entrepreneurship and Venture Capital" e  "Big Data Analytics" uniti all’esperienza presso l’incubatore iLab LUISS, ho avuto la possibilità di avere un approccio più imprenditoriale rispetto alle classiche lauree specialistiche di Economia Aziendale o Finanza, che spesso sono una ripetizione di corsi già affrontati in triennale.

Lo startup program, in particolare, presso l'iLab LUISS è stata un'esperienza concreta dove poter creare una startup partendo da un'idea, passando per il business model canvas, come trattare con investitori e come ottiene i primi ricavi. La nostra startup non ha mai ricevuto un investimento in seed capital quindi non ha mai raggiunto il mercato, ma ci siamo portati a casa un bagaglio di esperienze inestimabile. 


Durante il tuo percorso di universitario, hai studiato sia in Cina e sia a Stanford: che tipo di esperienze sono state?

Frequentare la Fudan University di Shanghai è stata una esperienza entusiasmante ma non facile: una classe internazionale formata da persone con culture differenti rispetto alla mia è stato un bel salto fuori dalla mia “comfort zone”, ma una volta rotto il ghiaccio ho apprezzato la bellezza del confronto tra idee, culture e punti di vista differenti come volano di crescita personale e professionale.

Durante diverse company visit parlare con giovani founder di startup asiatiche mi ha fatto comprendere quanto sia ancora enorme il margine di crescita in quei mercati, soprattutto per prodotti legati al Made in Italy, un vero e proprio brand di successo all’estero che noi spesso sottovalutiamo.

Ho avuto inoltre la possibilità di frequentare la Silicon Valley grazie ad una borsa di studio LUISS per scrivere la tesi di laurea, incentrata sulla Sharing Economy nel settore automotive.

Vivere nella Silicon Valley mi ha dato una visione sul futuro, li si gettano le basi per il business che verrà: da best practice aziendali a nuove tecnologie. Ho avuto la fortuna di conoscere delle eccellenze italiane come Luca Maestri (CFO Apple) e Federico Fagin (Inventore del microchip), scambiarsi opinioni ma principalmente avere consigli da loro è stata veramente un’opportunità unica.

Inoltre, nel campus è stato molto stimolante conoscere ragazzi che senza molto denaro o business plan accurati si lanciavano in avventure imprenditoriali senza paura del fallimento, avendo come mantra il “Fail fast, succed faster”. Questo perché dietro ogni insuccesso ci possono essere importanti take-away per le prossime sfide.


Quanto è importante secondo te svolgere un periodo di studi all'estero?

Fondamentale. Al giorno d’oggi lavorare con team internazionali anche in aziende con sede in Italia è la normalità.

Quindi aver trascorso periodi all’estero e riuscire a capire ed apprezzare le differenze culturali delle persone è una skill importante da sviluppare durante il periodo universitario.


Hai svolto numero attività durante il tuo percorso di studio: quale attività extra-universitaria pensi sia stata davvero importante per la tua carriera?

In questo mondo globalizzato ed altamente competitivo è utopistico pensare che basta ottenere 30 e lode ad un esame universitario ed aspettare dopo la laurea per iniziare a cercare lavoro.

Il mercato del lavoro non aspetta, purtroppo, a braccia aperte i giovani laureandi, soprattutto in un momento delicato come il post-covid.

Bisogna avere come base degli ottimi risultati universitari ma si deve assolutamente investire tempo ed energie in attività extra-universitarie come tirocini curricolari, summer school ed anche attività di volontariato.

Impegnarsi in queste attività insegna a e sviluppare doti di leadership e team building. Skills che aiutano molto l’ingresso in azienda.


Un consiglio che daresti a chi sta studiando in questo momento?

Può sembrare strano ma consiglio di alzare la testa dai libri, e come accennavo prima, provare a mettersi in gioco applicando per qualche summer internship o fondare una startup. Brillanti risultati accademici devono essere la base, ma il valore aggiunto lo si ha dalle esperienze.

Un consiglio che mi sento di dare ai giovani laureandi è di sfruttate a fondo il loro circuito universitario per lanciare un’idea imprenditoriale e di sporcarsi le mani: chiedete consigli ai professori attingendo anche dai loro network personali, relazionatevi con altri colleghi e trasmettetegli la “vision” della vostra startup.

Non abbiate paura di sbagliare, all’università siete in una sandbox, anche se non riuscirete a quotare in borsa la vostra startup farete comunque una grande esperienza che vi valorizzerà molto in fase di colloqui di lavoro rispetto a tanti 110 e lode senza esperienze.

 

 
Di cosa ti occupi in qualità di Product Owner Specialist - Connected Services in CNH Industrial?

Nel Project Management, nello specifico nelle metodologie Agile, il Product Owner ha un ruolo primario nella definizione dei requisiti di business.

Come Product Owner ho la responsabilità di massimizzare il valore del prodotto/servizio e del lavoro svolto dai diversi team di sviluppo.

Mi occupo di connected services, cioè tutti quei servizi attivabili attraverso i dati che un veicolo può trasmettere.  

Nello specifico definiamo le esigenze di business, in un flusso di controllo delle attività End-2-End: Partiamo da un processo di design-thinking identificando i pain points del nostro cliente finale, ideiamo il servizio, lo costruiamo e testiamo grazie ai diversi team di sviluppo e definiamo il loro lancio prima con un MVP (minimum viable product) per testare se quelle funzionalità individuate soddisfano una vera esigenza del nostro target. Successivamente rendiamo disponibili gli MVP in mercati pilota e collezioniamo consigli e feedback adottando cicli di miglioramento continuo (Kaizen). Infine, ci occupiamo di tutte le attività relative al go-to-market dei servizi completi su scala globale.


Durante la tua carriera, hai anche svolto uno stage presso Accenture: quali sono secondo te le differenze principali tra lavorare per una corporate come CNH Industrial e una società di consulenza?

La consulenza è come una palestra, ti insegna molto in tempi brevi. Consiglio molto un’esperienza del genere come ingresso nel mondo del lavoro. La consulenza ha come pro l’ampio raggio di settori/ruoli/esigenze cliente ma come contro si hanno diversi progetti quindi c’è il rischio di perdere il focus di percorso

Invece un’esperienza di tipo corporate aiuta molto a specializzarsi ed a conoscere a fondo un settore, ed è una scelta ottimale nel momento in cui un laureando ha un’idea ben chiara e strutturata del proprio percorso di carriera

In sintesi, ritengo che siamo due esperienze diverse ma spesso complementari.

 

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