Osservatori Digital Innovation

Pubblicato il 19 Feb 2020
Pubblicato il 19 Feb 2020
È giunto il momento di far evolvere l’Open Banking in Open Finance

È giunto il momento di far evolvere l’Open Banking in Open Finance


Il 14 settembre scorso è entrata in vigore la PSD2. Questa normativa europea ha il grande merito di aver spinto tutte le banche europee ad avviare l’apertura verso l’esterno. Un passaggio che viene identificato con l’Open Banking, cioè un modello bancario più aperto.

Gli effetti della PSD2 sul panorama bancario e finanziario
Gli effetti sono stati tangibili, ad esempio:

i consigli di amministrazione di molte banche europee hanno iniziato a occuparsi di open innovation;
tante banche hanno iniziato a lavorare sulle API (finalmente, perché sono uno strumento fondamentale nell’era digitale);
molte istituzioni finanziarie hanno allocato dei budget legal per gestire la PSD2 (un po’ meno bene, perché la PSD2 prima di essere un tema legale o tecnologico è un tema di business);
moltissime startup e alcuni attori non bancari (ad esempio alcuni retailer) hanno cercato di sfruttarne le implicazioni di business, ecc.
Questo impulso però non è vera open innovation, e soprattutto non è quello che chiamiamo Open Finance Journey: il percorso che consente di introdurre l’Open Innovation in modo efficace in un operatore del mondo finanziario. Percorso fondamentale per poter competere nel nuovo mondo plasmato dai recenti cambiamenti, tecnologici e non.

3 motivi per cui bisogna parlare di Open Finance
Partiamo da tre punti che evidenziano come mai l’Open Banking e, a maggior ragione, la sola PSD2 non sono sufficienti per introdurre l’Open Finance, cioè l’Open Innovation nel mondo finanziario.

Innovation pianificata
In primo luogo, l’innovazione e l’apertura ragionata ad altri attori che possono portare innovazione all’interno di un’impresa non può essere spinta solo da un fattore normativo. L’innovazione deve essere un processo strategico pianificato per rendere più competitive le aziende nel ungo periodo, anche attraverso modelli strategici che supportino l’innovazione quali il Design Thinking o la Blue Ocean Strategy, ma non solo. A maggior ragione in una fase di così rilevante discontinuità competitiva come quella attuale portata dall’innovazione digitale.

Finance a 360°, non solo banking.
In seconda battuta, l’innovazione non deve essere limitata ai soli servizi bancari di conto corrente e di pagamento, ma applicata a tutti i servizi finanziari, a partire da quelli di gestione dei patrimoni o di intermediazione finanziaria, che sono i più contigui, ma anche quelli più “innovativi” e non prettamente bancari come la strong authentication, i nuovi servizi assicurativi o tutto l’open commerce.

Open davvero
Infine, il processo innovativo deve coinvolgere tutti gli attori che gravitano intorno al mondo finanziario. L’Open Innovation non si fa solo con le startup, ma con i propri clienti (aziendali o consumer), con le università, gli incubatori, ecc. A questo riguardo, proprio per la staticità del mondo bancario, sono centinaia le aziende a livello mondiale che stanno sviluppando servizi finanziari non strettamente collegati con il proprio core business (Enel e Juventus in Italia, senza scomodare gli abusati Facebook con Libra o Apple con Apple Pay). Nelle analisi dell’Osservatorio Fintech & Insurtech abbiamo mappato aziende di oltre 10 settori non finanziari (utility, intrattenimento, tecnologia, automobili, trasporti, telecomunicazioni, viaggi, …) che hanno avviato in vari casi servizi finanziari non rivolti unicamente ai propri clienti.

Se il passaggio da Open Banking ad Open Finance può sembrare un mero esercizio definitorio, nella sostanza evidenzia come tutto il mondo finanziario debba evolvere con decisione e apertura nell’approcciare e nel predisporsi all’innovazione. E molti altri elementi stanno emergendo nelle ricerche condotte e nelle azioni degli attori del settore.

Filippo Renga e Alessandro Faes (Direttore e Ricercatore dell'Osservatorio Fintech & Insurtech)

Il 14 settembre scorso è entrata in vigore la PSD2. Questa normativa europea ha il grande merito di aver spinto tutte le banche europee ad avviare l’apertura verso l’esterno. Un passaggio che viene identificato con l’Open Banking, cioè un modello bancario più aperto.

Gli effetti della PSD2 sul panorama bancario e finanziario
Gli effetti sono stati tangibili, ad esempio:

i consigli di amministrazione di molte banche europee hanno iniziato a occuparsi di open innovation;
tante banche hanno iniziato a lavorare sulle API (finalmente, perché sono uno strumento fondamentale nell’era digitale);
molte istituzioni finanziarie hanno allocato dei budget legal per gestire la PSD2 (un po’ meno bene, perché la PSD2 prima di essere un tema legale o tecnologico è un tema di business);
moltissime startup e alcuni attori non bancari (ad esempio alcuni retailer) hanno cercato di sfruttarne le implicazioni di business, ecc.
Questo impulso però non è vera open innovation, e soprattutto non è quello che chiamiamo Open Finance Journey: il percorso che consente di introdurre l’Open Innovation in modo efficace in un operatore del mondo finanziario. Percorso fondamentale per poter competere nel nuovo mondo plasmato dai recenti cambiamenti, tecnologici e non.

3 motivi per cui bisogna parlare di Open Finance
Partiamo da tre punti che evidenziano come mai l’Open Banking e, a maggior ragione, la sola PSD2 non sono sufficienti per introdurre l’Open Finance, cioè l’Open Innovation nel mondo finanziario.

Innovation pianificata
In primo luogo, l’innovazione e l’apertura ragionata ad altri attori che possono portare innovazione all’interno di un’impresa non può essere spinta solo da un fattore normativo. L’innovazione deve essere un processo strategico pianificato per rendere più competitive le aziende nel ungo periodo, anche attraverso modelli strategici che supportino l’innovazione quali il Design Thinking o la Blue Ocean Strategy, ma non solo. A maggior ragione in una fase di così rilevante discontinuità competitiva come quella attuale portata dall’innovazione digitale.

Finance a 360°, non solo banking.
In seconda battuta, l’innovazione non deve essere limitata ai soli servizi bancari di conto corrente e di pagamento, ma applicata a tutti i servizi finanziari, a partire da quelli di gestione dei patrimoni o di intermediazione finanziaria, che sono i più contigui, ma anche quelli più “innovativi” e non prettamente bancari come la strong authentication, i nuovi servizi assicurativi o tutto l’open commerce.

Open davvero
Infine, il processo innovativo deve coinvolgere tutti gli attori che gravitano intorno al mondo finanziario. L’Open Innovation non si fa solo con le startup, ma con i propri clienti (aziendali o consumer), con le università, gli incubatori, ecc. A questo riguardo, proprio per la staticità del mondo bancario, sono centinaia le aziende a livello mondiale che stanno sviluppando servizi finanziari non strettamente collegati con il proprio core business (Enel e Juventus in Italia, senza scomodare gli abusati Facebook con Libra o Apple con Apple Pay). Nelle analisi dell’Osservatorio Fintech & Insurtech abbiamo mappato aziende di oltre 10 settori non finanziari (utility, intrattenimento, tecnologia, automobili, trasporti, telecomunicazioni, viaggi, …) che hanno avviato in vari casi servizi finanziari non rivolti unicamente ai propri clienti.

Se il passaggio da Open Banking ad Open Finance può sembrare un mero esercizio definitorio, nella sostanza evidenzia come tutto il mondo finanziario debba evolvere con decisione e apertura nell’approcciare e nel predisporsi all’innovazione. E molti altri elementi stanno emergendo nelle ricerche condotte e nelle azioni degli attori del settore.

Filippo Renga e Alessandro Faes (Direttore e Ricercatore dell'Osservatorio Fintech & Insurtech)