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Pubblicato il 14 Apr 2021
Pubblicato il 14 Apr 2021
Troveremo lavoro? Come prepararsi al (nuovo) mondo del lavoro

Troveremo lavoro? Come prepararsi al (nuovo) mondo del lavoro


Nel corso del nostro primo HR Talk, l’appuntamento digitale organizzato su Tutored dedicato all’avvio della carriera professionale (te lo sei perso? A questo link puoi accedere alla registrazione dell’evento online), sono emerse tantissime domande e curiosità.  

Prendendo spunto da queste richieste, utilizziamo questo spazio per chiedere a Laura Notarrigo, National Professional Consultant, che è esperta di selezione del personale e che è intervenuta al webinar, alcuni consigli per preparare al meglio e presentare in maniera vincente la propria candidatura.


Che tipo di formato posso usare per preparare il mio cv?
 

Premesso che non c’è un formato giusto o sbagliato da utilizzare, occorre tenere sempre presente chi è il destinatario della mia candidatura, se si tratta di un’azienda italiana o una multinazionale, per quale posizione mi sto candidando e per quale destinazione.

Nel caso di un’azienda italiana con sede in Italia è ragionevole impostare un cv “in formato libero”, utilizzando eventualmente un format preimpostato (tra quelli proposti sul web) ma come base per poi personalizzare le informazioni. In questo caso è raccomandabile scriverlo in lingua italiana.

Diversamente, occorre predisporre il cv in lingua inglese nel caso di una candidatura per un’azienda multinazionale e soprattutto quando l’offerta di lavoro è descritta in lingua inglese.

Il formato Europass è consigliato quando espressamente richiesto dall’azienda / dall’annuncio o di prassi per candidature in ambito pubblico: ad esempio pubbliche amministrazioni o concorsi pubblici.


Presentare un video cv può essere considerato un plus?
 

Anche qui dipende dal contesto. Intanto è bene presentare un video cv quando è espressamente richiesto dall’annuncio: in questo caso normalmente viene anche indicata la modalità / la piattaforma da utilizzare, con alcune indicazioni di dettaglio (durata del video cv, informazioni da evidenziare, lingua in cui registrare, ecc…).

Diversamente, può essere interessante utilizzare anche questa modalità per proporre la propria candidatura, ma occorre valutare bene che questa scelta ci valorizzi e non ci metta in difficoltà: prepariamo bene il video, facendo molte prove e verificando che effettivamente la candidatura ne risulti rafforzata.

Quanto deve essere lungo un cv?
 

Anche qui non c’è una regola precisa, è consigliabile sintetizzare le informazioni ricordandosi che il cv non è “la storia della mia vita” ma un documento con cui evidenziare il proprio percorso e le competenze acquisite.

Tendenzialmente, per un profilo junior con ancora non molte esperienze strutturate, è preferibile cercare di organizzare le informazioni in 1 o massimo 2 pagine, avendo cura di evidenziare maggiormente le informazioni più coerenti con la posizione per cui ci si candida o coerenti con il proprio obiettivo professionale.


E’ vero che inserendo “parole chiave” nel cv si hanno più possibilità di essere selezionati dai sistemi automatici di screening?
 

Può essere utile ma deve essere sempre coerente con i contenuti effettivi del cv e del percorso. Ricordiamoci che è importante che i dati inseriti corrispondano sempre a reali competenze e informazioni (ad esempio se nel cv inserisco la parola chiave “SAP”, la conoscenza di quel gestionale deve essere reale).


La frequenza di corsi, webinar, seminari, che magari non rilasciano certificazioni, è da indicare?
 

In generale non è il caso, soprattutto per non distogliere spazio ed attenzione ad informazioni maggiormente rilevanti (quali titolo di studio, competenze specifiche, ecc…). Può essere interessante qualora si tratti di approfondimenti particolarmente coerenti con la posizione richiesta o con il proprio obiettivo professionale.


E’ consigliabile indicare anche le esperienze saltuarie, che non sono state formalizzate o che non sono inerenti al percorso professionale?
 

Nel caso di un profilo junior, che non può ancora vantare esperienze strutturate, consiglio di inserire anche questo tipo di esperienze, come quelle di volontariato o attività sportive a livello agonistico: sono informazioni che aiutano il selezionatore a farsi un quadro più ampio delle caratteristiche anche personali e delle competenze trasversali acquisite.


Come indicare le soft skills nel cv, come possono essere certificate ed esiste una “scala di importanza” nella loro valutazione?
 

Al pari delle competenze tecniche, sempre di più anche le competenze trasversali – soft skills – hanno un peso rilevante nella valutazione di un candidato. Per poterle evidenziare a partire dal cv, è consigliabile non limitarsi ad uno sterile elenco, ma associarle ad esperienze svolte (ad esempio leadership: sviluppata in occasione di progetti sviluppati in team; empatia: sviluppata durante le esperienze di volontariato; comunicazione: sviluppata grazie alle esperienze a contatto con il pubblico,…).

Rispetto alla certificazione delle soft skills, intanto va chiarito che si tratta di competenze non statiche, che evolvono e possono essere sviluppate attraverso le esperienze, personali e professionali. Talvolta, nei processi di selezione, vengono proposti dei test, dei questionari volti ad indagare alcune di queste competenze specifiche (devono essere somministrati da personale qualificato, opportunamente formato). Questi strumenti rappresentano solo uno degli elementi che compongono la valutazione del profilo: si tratta di indicatori che aiutano il selezionatore ad acquisire ulteriori informazioni da integrare a quelle emerse dal cv e dal colloquio.


Come rispondere, durante il colloquio, ad eventuali domande sul perché ci sia stato un cambiamento nel percorso di studi o nel percorso professionale?
 

Il consiglio è di essere sempre sinceri e chiari nello spiegare la motivazione di queste scelte o situazioni.

Sono domande di approfondimento che servono al selezionatore per comprendere al meglio il profilo anche personale: non sempre il cambiamento è sintomo di un problema, l’importante è che ci sia a monte un percorso di razionalizzazione che vi aiuti a spiegare e a mettere in luce gli aspetti positivi di questa esperienza.


Come rispondere, durante il colloquio, ad eventuali domande sulla sfera “più personale”, legata a situazioni o progetti familiari, opinioni politiche, ecc…?
 

Posto che per legge, e comunque per deontologia professionale, non sono domande che possono essere poste in questo contesto, il suggerimento è quello di far presente che non sono informazioni funzionali al motivo del colloquio o alla selezione per la posizione.

Nel caso si appartenga ad una “lista speciale” (cd categoria protetta), che tipo di informazioni si è tenuti a fornire e come comportarsi nel caso di domande su questo aspetto?


Le informazioni eventualmente richieste nel corso del colloquio sono finalizzate alla verifica delle potenziali e oggettive limitazioni lavorative. Obiettivo della selezione è valutare che le caratteristiche del profilo siano compatibili con quelle richieste dalla posizione lavorativa e dal contesto: la corretta comprensione di eventuali limitazioni agevola prima di tutto il candidato ed evita che lo si possa mettere in situazioni di disagio. In presenza di competenze coerenti si potrà sempre valutare l’adattamento del contesto alla persona.


In quale fase e in che modo si potrebbero chiedere informazioni circa la retribuzione?
 

Il colloquio ha un duplice obiettivo: per il selezionatore capire se la persona che abbiamo davanti ha la motivazione e le caratteristiche necessarie a ricoprire quella posizione, per il candidato capire se la posizione oggetto della selezione corrisponde alla proprie competenze e aspettative.

Normalmente nel corso del colloquio vengono quindi illustrate le caratteristiche della posizione, comprese le informazioni relative alla tipologia contrattuale e di inquadramento. Informazioni di dettaglio sulla retribuzione vengono affrontate dopo che si sia verificata una effettiva compatibilità della posizione con le aspettative. 

Nel corso del nostro primo HR Talk, l’appuntamento digitale organizzato su Tutored dedicato all’avvio della carriera professionale (te lo sei perso? A questo link puoi accedere alla registrazione dell’evento online), sono emerse tantissime domande e curiosità.  

Prendendo spunto da queste richieste, utilizziamo questo spazio per chiedere a Laura Notarrigo, National Professional Consultant, che è esperta di selezione del personale e che è intervenuta al webinar, alcuni consigli per preparare al meglio e presentare in maniera vincente la propria candidatura.


Che tipo di formato posso usare per preparare il mio cv?
 

Premesso che non c’è un formato giusto o sbagliato da utilizzare, occorre tenere sempre presente chi è il destinatario della mia candidatura, se si tratta di un’azienda italiana o una multinazionale, per quale posizione mi sto candidando e per quale destinazione.

Nel caso di un’azienda italiana con sede in Italia è ragionevole impostare un cv “in formato libero”, utilizzando eventualmente un format preimpostato (tra quelli proposti sul web) ma come base per poi personalizzare le informazioni. In questo caso è raccomandabile scriverlo in lingua italiana.

Diversamente, occorre predisporre il cv in lingua inglese nel caso di una candidatura per un’azienda multinazionale e soprattutto quando l’offerta di lavoro è descritta in lingua inglese.

Il formato Europass è consigliato quando espressamente richiesto dall’azienda / dall’annuncio o di prassi per candidature in ambito pubblico: ad esempio pubbliche amministrazioni o concorsi pubblici.


Presentare un video cv può essere considerato un plus?
 

Anche qui dipende dal contesto. Intanto è bene presentare un video cv quando è espressamente richiesto dall’annuncio: in questo caso normalmente viene anche indicata la modalità / la piattaforma da utilizzare, con alcune indicazioni di dettaglio (durata del video cv, informazioni da evidenziare, lingua in cui registrare, ecc…).

Diversamente, può essere interessante utilizzare anche questa modalità per proporre la propria candidatura, ma occorre valutare bene che questa scelta ci valorizzi e non ci metta in difficoltà: prepariamo bene il video, facendo molte prove e verificando che effettivamente la candidatura ne risulti rafforzata.

Quanto deve essere lungo un cv?
 

Anche qui non c’è una regola precisa, è consigliabile sintetizzare le informazioni ricordandosi che il cv non è “la storia della mia vita” ma un documento con cui evidenziare il proprio percorso e le competenze acquisite.

Tendenzialmente, per un profilo junior con ancora non molte esperienze strutturate, è preferibile cercare di organizzare le informazioni in 1 o massimo 2 pagine, avendo cura di evidenziare maggiormente le informazioni più coerenti con la posizione per cui ci si candida o coerenti con il proprio obiettivo professionale.


E’ vero che inserendo “parole chiave” nel cv si hanno più possibilità di essere selezionati dai sistemi automatici di screening?
 

Può essere utile ma deve essere sempre coerente con i contenuti effettivi del cv e del percorso. Ricordiamoci che è importante che i dati inseriti corrispondano sempre a reali competenze e informazioni (ad esempio se nel cv inserisco la parola chiave “SAP”, la conoscenza di quel gestionale deve essere reale).


La frequenza di corsi, webinar, seminari, che magari non rilasciano certificazioni, è da indicare?
 

In generale non è il caso, soprattutto per non distogliere spazio ed attenzione ad informazioni maggiormente rilevanti (quali titolo di studio, competenze specifiche, ecc…). Può essere interessante qualora si tratti di approfondimenti particolarmente coerenti con la posizione richiesta o con il proprio obiettivo professionale.


E’ consigliabile indicare anche le esperienze saltuarie, che non sono state formalizzate o che non sono inerenti al percorso professionale?
 

Nel caso di un profilo junior, che non può ancora vantare esperienze strutturate, consiglio di inserire anche questo tipo di esperienze, come quelle di volontariato o attività sportive a livello agonistico: sono informazioni che aiutano il selezionatore a farsi un quadro più ampio delle caratteristiche anche personali e delle competenze trasversali acquisite.


Come indicare le soft skills nel cv, come possono essere certificate ed esiste una “scala di importanza” nella loro valutazione?
 

Al pari delle competenze tecniche, sempre di più anche le competenze trasversali – soft skills – hanno un peso rilevante nella valutazione di un candidato. Per poterle evidenziare a partire dal cv, è consigliabile non limitarsi ad uno sterile elenco, ma associarle ad esperienze svolte (ad esempio leadership: sviluppata in occasione di progetti sviluppati in team; empatia: sviluppata durante le esperienze di volontariato; comunicazione: sviluppata grazie alle esperienze a contatto con il pubblico,…).

Rispetto alla certificazione delle soft skills, intanto va chiarito che si tratta di competenze non statiche, che evolvono e possono essere sviluppate attraverso le esperienze, personali e professionali. Talvolta, nei processi di selezione, vengono proposti dei test, dei questionari volti ad indagare alcune di queste competenze specifiche (devono essere somministrati da personale qualificato, opportunamente formato). Questi strumenti rappresentano solo uno degli elementi che compongono la valutazione del profilo: si tratta di indicatori che aiutano il selezionatore ad acquisire ulteriori informazioni da integrare a quelle emerse dal cv e dal colloquio.


Come rispondere, durante il colloquio, ad eventuali domande sul perché ci sia stato un cambiamento nel percorso di studi o nel percorso professionale?
 

Il consiglio è di essere sempre sinceri e chiari nello spiegare la motivazione di queste scelte o situazioni.

Sono domande di approfondimento che servono al selezionatore per comprendere al meglio il profilo anche personale: non sempre il cambiamento è sintomo di un problema, l’importante è che ci sia a monte un percorso di razionalizzazione che vi aiuti a spiegare e a mettere in luce gli aspetti positivi di questa esperienza.


Come rispondere, durante il colloquio, ad eventuali domande sulla sfera “più personale”, legata a situazioni o progetti familiari, opinioni politiche, ecc…?
 

Posto che per legge, e comunque per deontologia professionale, non sono domande che possono essere poste in questo contesto, il suggerimento è quello di far presente che non sono informazioni funzionali al motivo del colloquio o alla selezione per la posizione.

Nel caso si appartenga ad una “lista speciale” (cd categoria protetta), che tipo di informazioni si è tenuti a fornire e come comportarsi nel caso di domande su questo aspetto?


Le informazioni eventualmente richieste nel corso del colloquio sono finalizzate alla verifica delle potenziali e oggettive limitazioni lavorative. Obiettivo della selezione è valutare che le caratteristiche del profilo siano compatibili con quelle richieste dalla posizione lavorativa e dal contesto: la corretta comprensione di eventuali limitazioni agevola prima di tutto il candidato ed evita che lo si possa mettere in situazioni di disagio. In presenza di competenze coerenti si potrà sempre valutare l’adattamento del contesto alla persona.


In quale fase e in che modo si potrebbero chiedere informazioni circa la retribuzione?
 

Il colloquio ha un duplice obiettivo: per il selezionatore capire se la persona che abbiamo davanti ha la motivazione e le caratteristiche necessarie a ricoprire quella posizione, per il candidato capire se la posizione oggetto della selezione corrisponde alla proprie competenze e aspettative.

Normalmente nel corso del colloquio vengono quindi illustrate le caratteristiche della posizione, comprese le informazioni relative alla tipologia contrattuale e di inquadramento. Informazioni di dettaglio sulla retribuzione vengono affrontate dopo che si sia verificata una effettiva compatibilità della posizione con le aspettative.