Pubblicato il 18 Mar 2020
Pubblicato il 18 Mar 2020
Colloquio: è giusto chiedere un voto di laurea minimo?

Colloquio: è giusto chiedere un voto di laurea minimo?


Colloquio: è giusto chiedere un voto di laurea minimo?

 

Molte aziende richiedono un voto di laurea minimo al colloquio (non tutte tutte, le più importanti). Vediamo qualche considerazione a riguardo (è giusto/sensato chiedere un voto di laurea minimo per poter accedere al colloquio?)

“Vuoi lavorare? Devi essere il migliore. Ma non il migliore dell’annata della tua classe di laurea, il migliore in assoluto”. E’ questo quello che pensano molte aziende quando scrivono i propri annunci di lavoro.

Aziende come Google, Facebook, Amazon o Coca Cola propongono offerte lavorative che prevedono voti di laurea minimi al colloquio a partire da 100. Ma perché si è innalzato così tanto il requisito di candidatura, laddove negli anni 70 e 80 conseguire una laurea con 110 e lode significava avere un’ottima possibilità di successo nel mondo del lavoro?


Perché si richiede il voto di laurea


C’è da distinguere tra la situazione occupazionale dei laureati italiani e quella dei laureati nel resto del mondo. Secondo Eurostat, tra i 34 paesi più industrializzati l’Italia è l’ultima per il numero di giovani laureati, probabilmente perché la laurea ai fini del progresso di carriera risulta essere ancora un elemento marginale e accessorio per fare carriera in Italia. Di conseguenza, molti giovani hanno optato per scegliere di velocizzare la propria formazione universitaria a discapito della qualità della stessa. Un scelta che non premia, sopratutto se si vuole lavorare nel campo della ricerca o nelle multinazionali.

Conseguentemente alla crisi economica, è aumentata sempre di più la competizione tra le persone con le stesse competenze e conoscenze. L’unica discriminante per le aziende è stato stilare una preferenza nei confronti di chi ha portato a conclusione un percorso di studi brillante; sopratutto perché in Italia 4 laureati su 10 conseguono come voto di laurea 110 e lode. La percentuale si aggira attorno al 37, una percentuale molto elevata se si analizza la situazione dei nostri colleghi europei. Per questi infatti, presentarsi al colloquio sarà molto meno stressante.

Siamo davvero tutti dei piccoli Meucci o questi voti nascondono altre verità?


Voto di laurea e Università


La richiesta da parte di numerosissime aziende dell’eccellenza ha portato alcune università ad innalzare la media dei voti dei propri studenti in uscita, soprattutto se dal percorso di studi magistrale. Questo per offrire ai propri ragazzi più possibilità di affrontare almeno qualche colloquio e sperare in un posto di lavoro soddisfacente.

Naturalmente questa politica non è stata capillare. Diverse università hanno deciso di conservare il loro rigido modus operandi; anche perché, parallelamente, le aziende si sono accorte che il profilo del neolaureato con il massimo dei voti non è più l’unico requisiti richiesto per ottenere un lavoro. Spesso è analizzata anche la tempistica di conseguimento del corso di laurea o le passate esperienze lavorative, portate avanti anche in itinere al proprio percorso di formazione.

Se quindi risulta propedeutico per accedere il voto, è determinante l’avere un curriculum già strutturato già a conclusione del percorso di studi. Rimbocchiamoci le maniche dunque e mettiamoci all’opera e non solo sui libri!


Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio. 

Colloquio: è giusto chiedere un voto di laurea minimo?

 

Molte aziende richiedono un voto di laurea minimo al colloquio (non tutte tutte, le più importanti). Vediamo qualche considerazione a riguardo (è giusto/sensato chiedere un voto di laurea minimo per poter accedere al colloquio?)

“Vuoi lavorare? Devi essere il migliore. Ma non il migliore dell’annata della tua classe di laurea, il migliore in assoluto”. E’ questo quello che pensano molte aziende quando scrivono i propri annunci di lavoro.

Aziende come Google, Facebook, Amazon o Coca Cola propongono offerte lavorative che prevedono voti di laurea minimi al colloquio a partire da 100. Ma perché si è innalzato così tanto il requisito di candidatura, laddove negli anni 70 e 80 conseguire una laurea con 110 e lode significava avere un’ottima possibilità di successo nel mondo del lavoro?


Perché si richiede il voto di laurea


C’è da distinguere tra la situazione occupazionale dei laureati italiani e quella dei laureati nel resto del mondo. Secondo Eurostat, tra i 34 paesi più industrializzati l’Italia è l’ultima per il numero di giovani laureati, probabilmente perché la laurea ai fini del progresso di carriera risulta essere ancora un elemento marginale e accessorio per fare carriera in Italia. Di conseguenza, molti giovani hanno optato per scegliere di velocizzare la propria formazione universitaria a discapito della qualità della stessa. Un scelta che non premia, sopratutto se si vuole lavorare nel campo della ricerca o nelle multinazionali.

Conseguentemente alla crisi economica, è aumentata sempre di più la competizione tra le persone con le stesse competenze e conoscenze. L’unica discriminante per le aziende è stato stilare una preferenza nei confronti di chi ha portato a conclusione un percorso di studi brillante; sopratutto perché in Italia 4 laureati su 10 conseguono come voto di laurea 110 e lode. La percentuale si aggira attorno al 37, una percentuale molto elevata se si analizza la situazione dei nostri colleghi europei. Per questi infatti, presentarsi al colloquio sarà molto meno stressante.

Siamo davvero tutti dei piccoli Meucci o questi voti nascondono altre verità?


Voto di laurea e Università


La richiesta da parte di numerosissime aziende dell’eccellenza ha portato alcune università ad innalzare la media dei voti dei propri studenti in uscita, soprattutto se dal percorso di studi magistrale. Questo per offrire ai propri ragazzi più possibilità di affrontare almeno qualche colloquio e sperare in un posto di lavoro soddisfacente.

Naturalmente questa politica non è stata capillare. Diverse università hanno deciso di conservare il loro rigido modus operandi; anche perché, parallelamente, le aziende si sono accorte che il profilo del neolaureato con il massimo dei voti non è più l’unico requisiti richiesto per ottenere un lavoro. Spesso è analizzata anche la tempistica di conseguimento del corso di laurea o le passate esperienze lavorative, portate avanti anche in itinere al proprio percorso di formazione.

Se quindi risulta propedeutico per accedere il voto, è determinante l’avere un curriculum già strutturato già a conclusione del percorso di studi. Rimbocchiamoci le maniche dunque e mettiamoci all’opera e non solo sui libri!


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