Pubblicato il 05 May 2020
Pubblicato il 05 May 2020
Social Network e colloqui: come gestirli prima di candidarsi ad un'opportunità

Social Network e colloqui: come gestirli prima di candidarsi ad un'opportunità


Come gestire i propri social prima di candidarsi per un lavoro


E’ un aspetto a cui forse si pensa poco, ma curarsi di quanto appare o pubblichiamo sui nostri social network può fare la differenza nel mercato del lavoro. Soprattutto se riusciamo a farlo prima di candidarci per un posto. 

Anche se non esistono limitazioni alla libertà di esprimere il proprio pensiero anche online, dobbiamo ripensare al profilo Facebook, Instagram o Tik Tok come al curriculum ufficioso, il biglietto da visita informale che fornisce quella informazioni extra utili all’azienda o ai recruiter per inquadrare il tipo di personalità, di carattere e di interazione che usiamo quotidianamente. 

Aspetti che sono tenuti in grande considerazione: del resto il lavoro ha anche una grande componente umana e sociale e le aziende vogliono sapere, prima di assumere, se il candidato sia in grado di stare tra le persone o rappresentare adeguatamente l’impresa. E spulciare il profilo social è un modo più efficiente per scoprirlo.


La social reputation 


Questo non vuol dire essere controllati o spiati o dover dare le password di accesso dei propri profili a chi ci farà poi il colloquio (alcune aziende nel mondo lo fanno, ma sono esempi rari: in Italia vale il principio di protezione della privacy), ma ciò che è pubblico è anche nella disposizione di recruiter e manager. Un aspetto di cui è bene tener conto. 

Il profilo social, nel mercato del lavoro, ha infatti a che fare con la cosiddetta reputation e con la comunicazione d’immagine. Se la regola numero uno per fare colpo oggi è il modo in cui ci presentiamo al mondo, i social possono suggerire agli altri che tipo di strategia o attenzione dedichiamo alla nostra immagine. Non intesa come aspetto fisico, ma come messaggio del nostro comportamento all’esterno. 

Del resto, sapersi “vendere bene” significa anche presentarsi al meglio delle proprie possibilità. Provate per esempio a scorrere velocemente i post in bacheca o le stories del vostro profilo e chiedetevi che impressione danno, a quale idea alludono e come possono concorrere a formare la famosa prima impressione che un estraneo o estranea ha di voi.

Facciamo un esempio. Se commentiamo spesso con aggressività e insulti le notizie o i post altrui e anziché comunicare in modo sobrio attacchiamo chi la pensa diversamente da noi, il profilo che un recruiter ne dedurrà sarà quello di una persona incapace di collaborare con chi abbia punti di vista molto lontani dal suo. Che il candidato sia poco costruttivo.

Al contrario, se amiamo viaggiare e riempiamo Instagram di contributi video e foto di gruppo, piacevoli, con descrizioni positive del nostro stato d’animo, il risultato non sarà dare di noi l’idea di fannulloni che pensano solo alle vacanze, ma al contrario  di persone aperte, socievoli, curiose. Tutti aspetti che in genere - ma attenzione, non esistono regole fisse  - sono molto apprezzati in sede di colloquio.

Ancora, uno dei peggiori modi di presentarsi è utilizzare i social per sfoghi personali e lamenti o descrizioni dettagliate del proprio stato di salute - ho la febbre, non vado al bagno da una settimana, lo Stato mi ha abbandonato ecc.. -. Intendiamoci: mostrare le proprie emozioni è umano, purché fatto con equilibrio. Se il nostro profilo è un pozzo senza fondo di post melanconici o condivisioni di lamenti fine a se stessi, l’immagine che viene fuori è quella di una persona remissiva, non in grado di affrontare le difficoltà e soprattutto di essere responsabile dei propri successi e fallimenti. E, in qualche caso, anche di chi non sappia distinguere tra dati sensibili, che è meglio non condividere, e dati non sensibili.

Non importa che quanto descritto corrisponda a verità. E’ ciò che gli altri e le aziende potranno pensare che condizionerà molto la prima impressione.


Come curare i propri profili social: i passaggi da fare prima di candidarsi


Fatta questa premessa “psicologica” e compreso che i social possono essere utilizzati come formidabile strumento di attrazione di possibilità e impressioni positive da parte di recruiter e imprese, cerchiamo di capire cosa fare prima di inviare una candidatura.


1. Rendere coerente il profilo social con il curriculum

Un primo passaggio consiste nello studiare bene la proposta, la job offer, e il profilo dell’azienda e dei dipendenti che già ci lavorano: è un’azienda che opera in un settore sensibile come quello sanitario o del diritto o della finanza? E’ una società che si occupa di comunicazione e marketing? Quali sono i valori perseguiti da questa impresa? 

Una volta fatto questo, possiamo passare in rassegna i nostri canali, primo fra tutti il social di lavoro per eccellenza, LinkedIn, e capire se il modo in cui ci presentiamo - dalla biografia e le esperienze indicate passando dalla foto fino ai post scritti nell’ultimo mese - sia più o meno coerente con la richiesta dell’azienda e quindi il nostro cv. Dovete chiedervi: se il recruiter potesse leggere solo il mio profilo social, mi prenderebbe? Direbbe che sono la persona giusta per questa posizione? Che skills posso dimostrare tramite il mio profilo e che rispecchia quanto inserito nel curriculum?

Facciamo un esempio pratico: se mi candido per un’agenzia di comunicazione, ma faccio errori di grammatica e ortografia nei post è chiaro che non verrò mai selezionato o selezionata. Allo stesso modo se dico nel curriculum che so usare benissimo i social network e poi dimentico di aver chiesto via social pochi giorni prima “qualcuno mi spiega come condividere una foto su Facebook?” farò una pessima figura (se poi vuoi scoprire che cosa vuol dire lavorare come social media manager leggi anche questo articolo).


2. Ripulire i social network da foto o messaggi poco professionali

Non si tratta di autocensurarsi ma di fare delle pulizie di primavera prima di fare application. Questo per evitare che, in futuro, dando l’amicizia via social o venendo seguiti dal proprio collega o capo si espongano informazioni che sarebbe meglio tenere per sé. Foto di party e sbronze, battute a sfondo sessuale ecc...

C’è il caso famoso di una giovane dipendente di una grossa azienda americana licenziata nel 2013 dall’organizzazione perché prima di partire per un viaggio di lavoro in Sudafrica postò sui social un messaggio che più o meno diceva qualcosa del genere "evviva Sudafrica sto arrivando! Speriamo di non beccarmi l’AIDS" (leggi l'articolo qui).


3. Rendere privato il profilo se lo abbiamo sempre tenuto pubblico

E’ buona norma non lasciare pubblico il proprio profilo. Praticamente tutti i social oggi offrono la possibilità di modulare il livello di privacy e quindi è possibile settare i canali che intendiamo restino più personali su “privato”.

Questo metodo aiuta a tenere separate le informazioni più personali, che intendiamo condividere con amici e parenti, da quelle condivise su altri canali più ufficiali o di promozione. O, semplicemente, a evitare incursioni indiscrete da parte dei recruiter una volta inviata la candidatura.  

3. Controllare di non avere già tra gli amici dipendenti o manager dell’azienda presso cui vogliamo candidarci

Potrà sembrare paranoico, ma dato che oggi siamo tutti connessi e online è probabile che tra le persone che ci seguono o che abbiamo tra gli amici online ci siano anche i recruiter o addirittura i responsabili dell’impresa in cui vorremmo lavorare.

In questo caso, non si tratta di scorrere l’intera lista di contatti, ma semplicemente di controllare su LinkedIn i nomi principali o dei potenziali recruiter e controllare se siano già parte della nostra community anche su altri social. Questo evita poi possibili equivoci. Ad esempio, se spieghiamo di non poter sostenere il colloquio di lavoro in una certa data per via di una visita medica e poi postiamo le foto della gita in montagna, sarà poi difficile essere considerati affidabili...


4. Potenziare il canale social che è più funzionale all’attività dell’azienda

Facciamo direttamente un esempio: se voglio diventare videomaker di una famosa agenzia di comunicazione, sarà meglio avere anche un canale Youtube o comunque dimostrare di saper comunicare via video. 

In questo senso i social possono diventare una sorta di portfolio delle nostre competenze, skills e lavori già portati a termine. Accade infatti spesso che per una posizione da social media manager tra due profili con le stesse competenze l’azienda punti su quello che ha ad esempio lo storico di campagne di marketing online direttamente sul proprio profilo.


5. Fare attenzione all’effetto gogna mediatica e alle critiche dirette

Lo abbiamo accennato nell’introduzione ma qui lo spieghiamo in modo concreto. Se vi state candidando per un posto in Trenitalia, sarà bene epurare il vostro canale Twitter o Facebook dei commenti al veleno lanciati alla società quando 2 anni prima avete perso il treno per tornare a casa. 

Esiste anche  un tono, un modo di porsi che segna la differenza tra l’atteggiamento da troll e quello da persona che sa chiedere spiegazioni e interagire online con attori istituzionali e aziende. E’ un aspetto molto importante e tenuto in considerazione da parte dei recruiter.


6. Studiare gli account ufficiali dei brand o dell’azienda

Se esistono, è un’ottima idea spulciare gli account social dell’azienda e capire il cosiddetto “tone of voice”, cioè la strategia e il modo di comunicare dell’impresa o del brand. Può tornare molto utile in sede di colloquio (se si viene selezionati).

Lo scopo di questo screening è utile per conoscere la reattività o la policy della società o dell’ente. Se mi sto candidando per un’azienda del comparto food, ad esempio, posso usare i social per capire quali sono gli ultimi prodotti o campagne lanciate.

Posso usare questa tecnica anche per conoscere la brand reputation dell’impresa: come ne parlano sui social? Quanto è apprezzata? 


7. Creare profili o pagine professionali

L’utilizzo dei network di condivisione come strumenti per trovare lavoro o potenziare la rete delle opportunità è IL motivo per cui  i social oggi sono così pervasivi e popolari. Quindi ha senso distinguere il proprio profilo personale da quello professionale, ad esempio aprendo una pagina Facebook diversa dal proprio account personale.

Un caso classico è l’utilizzo del social network Github, che è una piattaforma di condivisione di progetti di sviluppo informatico open-source. Se ci si vuole candidare per una posizione in un'azienda hi-tech, è consigliato avere un profilo simile perché può dimostrare sul campo le proprie capacità: anzi, spesso i recruiter di Amazon e Google bazzicano sul social proprio per scovare futuri collaboratori.


8. Non usare i contatti social per inviare la candidatura.

Infine, a meno che non sia espressamente previsto dall’application, non usate mai i canali social per raggiungere i recruiter o i manager dell’azienda e inviare loro il cv. 


Proprio come per voi, anche per dirigenti e responsabili HR i social possono essere un luogo personale e di svago. Violare questo confine per entrare in contatto diretto con i responsabili della selezione - o peggio, con chi pur facendo parte dell’impresa non si occupa della gestione delle offerte di lavoro -  significa “saltare la fila”. Un passo falso che può essere visto non come segno di intraprendenza ma come un modo poco corretto di candidarsi. 


Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di carriera in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio. 

Come gestire i propri social prima di candidarsi per un lavoro


E’ un aspetto a cui forse si pensa poco, ma curarsi di quanto appare o pubblichiamo sui nostri social network può fare la differenza nel mercato del lavoro. Soprattutto se riusciamo a farlo prima di candidarci per un posto. 

Anche se non esistono limitazioni alla libertà di esprimere il proprio pensiero anche online, dobbiamo ripensare al profilo Facebook, Instagram o Tik Tok come al curriculum ufficioso, il biglietto da visita informale che fornisce quella informazioni extra utili all’azienda o ai recruiter per inquadrare il tipo di personalità, di carattere e di interazione che usiamo quotidianamente. 

Aspetti che sono tenuti in grande considerazione: del resto il lavoro ha anche una grande componente umana e sociale e le aziende vogliono sapere, prima di assumere, se il candidato sia in grado di stare tra le persone o rappresentare adeguatamente l’impresa. E spulciare il profilo social è un modo più efficiente per scoprirlo.


La social reputation 


Questo non vuol dire essere controllati o spiati o dover dare le password di accesso dei propri profili a chi ci farà poi il colloquio (alcune aziende nel mondo lo fanno, ma sono esempi rari: in Italia vale il principio di protezione della privacy), ma ciò che è pubblico è anche nella disposizione di recruiter e manager. Un aspetto di cui è bene tener conto. 

Il profilo social, nel mercato del lavoro, ha infatti a che fare con la cosiddetta reputation e con la comunicazione d’immagine. Se la regola numero uno per fare colpo oggi è il modo in cui ci presentiamo al mondo, i social possono suggerire agli altri che tipo di strategia o attenzione dedichiamo alla nostra immagine. Non intesa come aspetto fisico, ma come messaggio del nostro comportamento all’esterno. 

Del resto, sapersi “vendere bene” significa anche presentarsi al meglio delle proprie possibilità. Provate per esempio a scorrere velocemente i post in bacheca o le stories del vostro profilo e chiedetevi che impressione danno, a quale idea alludono e come possono concorrere a formare la famosa prima impressione che un estraneo o estranea ha di voi.

Facciamo un esempio. Se commentiamo spesso con aggressività e insulti le notizie o i post altrui e anziché comunicare in modo sobrio attacchiamo chi la pensa diversamente da noi, il profilo che un recruiter ne dedurrà sarà quello di una persona incapace di collaborare con chi abbia punti di vista molto lontani dal suo. Che il candidato sia poco costruttivo.

Al contrario, se amiamo viaggiare e riempiamo Instagram di contributi video e foto di gruppo, piacevoli, con descrizioni positive del nostro stato d’animo, il risultato non sarà dare di noi l’idea di fannulloni che pensano solo alle vacanze, ma al contrario  di persone aperte, socievoli, curiose. Tutti aspetti che in genere - ma attenzione, non esistono regole fisse  - sono molto apprezzati in sede di colloquio.

Ancora, uno dei peggiori modi di presentarsi è utilizzare i social per sfoghi personali e lamenti o descrizioni dettagliate del proprio stato di salute - ho la febbre, non vado al bagno da una settimana, lo Stato mi ha abbandonato ecc.. -. Intendiamoci: mostrare le proprie emozioni è umano, purché fatto con equilibrio. Se il nostro profilo è un pozzo senza fondo di post melanconici o condivisioni di lamenti fine a se stessi, l’immagine che viene fuori è quella di una persona remissiva, non in grado di affrontare le difficoltà e soprattutto di essere responsabile dei propri successi e fallimenti. E, in qualche caso, anche di chi non sappia distinguere tra dati sensibili, che è meglio non condividere, e dati non sensibili.

Non importa che quanto descritto corrisponda a verità. E’ ciò che gli altri e le aziende potranno pensare che condizionerà molto la prima impressione.


Come curare i propri profili social: i passaggi da fare prima di candidarsi


Fatta questa premessa “psicologica” e compreso che i social possono essere utilizzati come formidabile strumento di attrazione di possibilità e impressioni positive da parte di recruiter e imprese, cerchiamo di capire cosa fare prima di inviare una candidatura.


1. Rendere coerente il profilo social con il curriculum

Un primo passaggio consiste nello studiare bene la proposta, la job offer, e il profilo dell’azienda e dei dipendenti che già ci lavorano: è un’azienda che opera in un settore sensibile come quello sanitario o del diritto o della finanza? E’ una società che si occupa di comunicazione e marketing? Quali sono i valori perseguiti da questa impresa? 

Una volta fatto questo, possiamo passare in rassegna i nostri canali, primo fra tutti il social di lavoro per eccellenza, LinkedIn, e capire se il modo in cui ci presentiamo - dalla biografia e le esperienze indicate passando dalla foto fino ai post scritti nell’ultimo mese - sia più o meno coerente con la richiesta dell’azienda e quindi il nostro cv. Dovete chiedervi: se il recruiter potesse leggere solo il mio profilo social, mi prenderebbe? Direbbe che sono la persona giusta per questa posizione? Che skills posso dimostrare tramite il mio profilo e che rispecchia quanto inserito nel curriculum?

Facciamo un esempio pratico: se mi candido per un’agenzia di comunicazione, ma faccio errori di grammatica e ortografia nei post è chiaro che non verrò mai selezionato o selezionata. Allo stesso modo se dico nel curriculum che so usare benissimo i social network e poi dimentico di aver chiesto via social pochi giorni prima “qualcuno mi spiega come condividere una foto su Facebook?” farò una pessima figura (se poi vuoi scoprire che cosa vuol dire lavorare come social media manager leggi anche questo articolo).


2. Ripulire i social network da foto o messaggi poco professionali

Non si tratta di autocensurarsi ma di fare delle pulizie di primavera prima di fare application. Questo per evitare che, in futuro, dando l’amicizia via social o venendo seguiti dal proprio collega o capo si espongano informazioni che sarebbe meglio tenere per sé. Foto di party e sbronze, battute a sfondo sessuale ecc...

C’è il caso famoso di una giovane dipendente di una grossa azienda americana licenziata nel 2013 dall’organizzazione perché prima di partire per un viaggio di lavoro in Sudafrica postò sui social un messaggio che più o meno diceva qualcosa del genere "evviva Sudafrica sto arrivando! Speriamo di non beccarmi l’AIDS" (leggi l'articolo qui).


3. Rendere privato il profilo se lo abbiamo sempre tenuto pubblico

E’ buona norma non lasciare pubblico il proprio profilo. Praticamente tutti i social oggi offrono la possibilità di modulare il livello di privacy e quindi è possibile settare i canali che intendiamo restino più personali su “privato”.

Questo metodo aiuta a tenere separate le informazioni più personali, che intendiamo condividere con amici e parenti, da quelle condivise su altri canali più ufficiali o di promozione. O, semplicemente, a evitare incursioni indiscrete da parte dei recruiter una volta inviata la candidatura.  

3. Controllare di non avere già tra gli amici dipendenti o manager dell’azienda presso cui vogliamo candidarci

Potrà sembrare paranoico, ma dato che oggi siamo tutti connessi e online è probabile che tra le persone che ci seguono o che abbiamo tra gli amici online ci siano anche i recruiter o addirittura i responsabili dell’impresa in cui vorremmo lavorare.

In questo caso, non si tratta di scorrere l’intera lista di contatti, ma semplicemente di controllare su LinkedIn i nomi principali o dei potenziali recruiter e controllare se siano già parte della nostra community anche su altri social. Questo evita poi possibili equivoci. Ad esempio, se spieghiamo di non poter sostenere il colloquio di lavoro in una certa data per via di una visita medica e poi postiamo le foto della gita in montagna, sarà poi difficile essere considerati affidabili...


4. Potenziare il canale social che è più funzionale all’attività dell’azienda

Facciamo direttamente un esempio: se voglio diventare videomaker di una famosa agenzia di comunicazione, sarà meglio avere anche un canale Youtube o comunque dimostrare di saper comunicare via video. 

In questo senso i social possono diventare una sorta di portfolio delle nostre competenze, skills e lavori già portati a termine. Accade infatti spesso che per una posizione da social media manager tra due profili con le stesse competenze l’azienda punti su quello che ha ad esempio lo storico di campagne di marketing online direttamente sul proprio profilo.


5. Fare attenzione all’effetto gogna mediatica e alle critiche dirette

Lo abbiamo accennato nell’introduzione ma qui lo spieghiamo in modo concreto. Se vi state candidando per un posto in Trenitalia, sarà bene epurare il vostro canale Twitter o Facebook dei commenti al veleno lanciati alla società quando 2 anni prima avete perso il treno per tornare a casa. 

Esiste anche  un tono, un modo di porsi che segna la differenza tra l’atteggiamento da troll e quello da persona che sa chiedere spiegazioni e interagire online con attori istituzionali e aziende. E’ un aspetto molto importante e tenuto in considerazione da parte dei recruiter.


6. Studiare gli account ufficiali dei brand o dell’azienda

Se esistono, è un’ottima idea spulciare gli account social dell’azienda e capire il cosiddetto “tone of voice”, cioè la strategia e il modo di comunicare dell’impresa o del brand. Può tornare molto utile in sede di colloquio (se si viene selezionati).

Lo scopo di questo screening è utile per conoscere la reattività o la policy della società o dell’ente. Se mi sto candidando per un’azienda del comparto food, ad esempio, posso usare i social per capire quali sono gli ultimi prodotti o campagne lanciate.

Posso usare questa tecnica anche per conoscere la brand reputation dell’impresa: come ne parlano sui social? Quanto è apprezzata? 


7. Creare profili o pagine professionali

L’utilizzo dei network di condivisione come strumenti per trovare lavoro o potenziare la rete delle opportunità è IL motivo per cui  i social oggi sono così pervasivi e popolari. Quindi ha senso distinguere il proprio profilo personale da quello professionale, ad esempio aprendo una pagina Facebook diversa dal proprio account personale.

Un caso classico è l’utilizzo del social network Github, che è una piattaforma di condivisione di progetti di sviluppo informatico open-source. Se ci si vuole candidare per una posizione in un'azienda hi-tech, è consigliato avere un profilo simile perché può dimostrare sul campo le proprie capacità: anzi, spesso i recruiter di Amazon e Google bazzicano sul social proprio per scovare futuri collaboratori.


8. Non usare i contatti social per inviare la candidatura.

Infine, a meno che non sia espressamente previsto dall’application, non usate mai i canali social per raggiungere i recruiter o i manager dell’azienda e inviare loro il cv. 


Proprio come per voi, anche per dirigenti e responsabili HR i social possono essere un luogo personale e di svago. Violare questo confine per entrare in contatto diretto con i responsabili della selezione - o peggio, con chi pur facendo parte dell’impresa non si occupa della gestione delle offerte di lavoro -  significa “saltare la fila”. Un passo falso che può essere visto non come segno di intraprendenza ma come un modo poco corretto di candidarsi. 


Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di carriera in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio.