Pubblicato il 31 Jan 2020
Pubblicato il 31 Jan 2020
Lavorare in banca: il settore bancario e il Fintech

Lavorare in banca: il settore bancario e il Fintech


Cosa vuol dire lavorare nel settore bancario? Di cosa si occupa chi lavora in questo settore? Quali sono le posizione aperte per iniziare la propria carriera in banca?

Se si pensa al lavoro in banca, la mente corre subito all’idea di una persona che assiste i clienti da uno sportello. Invece, il mondo del credito è in fase di grande trasformazione visto che gli istituti non sono più solo realtà che prestano e gestiscono il denaro altrui.

Per descrivere cos’è oggi l’industria bancaria bisogna partire da due concetti chiave: Open banking e Fintech.

 

Il settore bancario (e l'Open banking)

Oggi un istituto di credito, oltre ad aprire un conto corrente e consentire i pagamenti tramite carta di credito o bancomat, ha una missione imposta dall’Unione Europea: far sì che i dati sui pagamenti dei clienti siano “liberi”, cioè esportabili da una banca all’altra o tra operatori del settore (con il consenso del cliente). 

Perché? Perché i dati sono il nuovo petrolio dell’economia e permettono agli applicativi e alle transazioni di funzionare meglio e più facilmente senza dover ogni volta raccoglierli e reinserirli da capo nelle diverse piattaforme di pagamento o di verifica.

Ecco quindi che cosa si intende per open banking: una missione a cui le banche devono allinearsi per indicazione di una direttiva Ue, la PSD2. E per farlo hanno bisogno di figure competenti, come ingegneri informatici, esperti legali di trattamento dei dati personali (GDPR), innovatori digitali. I laureati in economia e ingegneria gestionale saranno sempre profili ricercati dalle banche, ma ora c’è sempre più spazio anche per profili tecnico-digitali.

 

Il Fintech

Il secondo concetto chiave, infatti, è Fintech. Un termine che indica come il mondo della finanza si stia trasformando a causa della tecnologia, fino al punto che non sono più le banche classiche le uniche in grado di prestare denaro e gestire pagamenti e conti correnti. 

Chi ha la tecnologia sufficiente per far questo, anche se non è una banca, oggi può potenzialmente operare in questo settore. Se autorizzata dalla legge, anche una start-up o una realtà come Facebook può affiancarsi a strutture come Unicredit, Gruppo Bancario Crédit Agricole in Italia, Monte Paschi, FCA Bank, BNP Paribas solo per citare le più grandi realtà attive nella Penisola.

Quando parliamo di banking, infatti, intendiamo:

 

E-payment

Sono tutti i sistemi digitali che permettono di non usare più il contante per le transazioni (es. non solo l’online banking per bonifici, ma anche le app e le piattaforme per lo scambio di denaro via smartphone, come quelli creati da Satispay o da Poste Italiane);

 

Blockchain

É la tecnologia che consente di decentralizzare contratti e transazioni tra due parti, senza bisogno di un garante (es. le criptomonete si basano su questo meccanismo, e anche le banche stanno studiando modi per applicare la blockchain ai loro servizi);

 

Challenger banks

È tutto quel mondo di start-up e realtà che non nascono come banche ma sfidano le banche facendo concorrenza (es. realtà come N26 che non ha filiali ma eroga carte di debito e bancomat grazie a conti virtuali).

Tutto questo significa che il settore in cui le banche stanno investendo e assumendo al momento è quello della Ricerca e dell’Innovazione per integrare le competenze fintech e open banking delle realtà più innovative nel loro business. Oltre alle banche esistono anche start-up fintech e soprattutto piattaforme di crowdfunding, social-lending o peer-to-peer-lending (il prestito tra privati) che crescono e assumono. C’è poi tutto il mondo dei servizi per i pagamenti digitali alle imprese e alle banche e in cui vale la pena affacciarsi per trovare lavoro. E’ il caso di Nexi, o della giovane aziende  Sum Up

 

Le figure richieste nel settore bancario

Per adeguarsi, banche e aziende che lavorano nel mondo dei digital payment stanno assumendo figure un tempo lontane del mondo del credito come:

- Innovation manager,  figura trasversale che ha il compito di aiutare un’impresa, compresa quella bancaria, nel digitalizzare i suoi processi (il Governo ha anche previsto incentivi alle assunzioni di questi profili che possono formarsi con la laurea magistrale in Economics and Management of Innovation and Technology dell’Università Bocconi o più in generale con Master Executive in Management o con il nuovo master della Luiss in Digital Business Strategy);

- Cryptocurrency Expert e Blockchain Expert, ovvero chi studia e capisce i meccanismi informatici e organizzativi per la gestione delle transazioni con valute virtuali e su circuiti non classici (in basso una selezione dei corsi a cui iscriversi);

- Statistici/matematici e in generale tutti coloro che hanno una laurea STEM, cioè i percorsi in Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica);

- Cyber Security Specialist, cioè chi sa come mettere in sicurezza i dati e le informazioni che si scambiano durante le transazioni (La Sapienza ha avviato un corso specifico, ma in generale ci si può specializzare tramite corsi di sicurezza informatica in tutta Italia).

Oltre a questi nuovi ruoli, le banche sono spesso alla ricerca di Investment Banker, Credit Risk Analyst, Consulente Direct e HR.

Unicredit a Milano ha un dipartimento dedicato e una divisione ricerca e innovazione che consente di lavorare a progetti innovativi, come l’utilizzo di machine learning e l’intelligenza artificiale. Lo stesso vale per l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo a Torino che lavora a fianco di imprese e start-up.

 

Dove formarsi per lavorare nel settore bancario

In Italia al momento esistono master che raggruppano sotto il cappello fintech le competenze necessarie per gestire e almeno conoscere il meccanismo blockchain e delle criptovalute (come quello dell’Università Cattolica di Milano, della Lumsa a Roma o ancora la Fintech Academy del Politecnico di Milano). A Pordenone è nata persino l’Accademia della criptovaluta. Ed è chiaro che in futuro i profili più richiesti saranno quelli con un mix di competenze, economiche e digitali.

 

Cosa vuol dire lavorare nel settore bancario? Di cosa si occupa chi lavora in questo settore? Quali sono le posizione aperte per iniziare la propria carriera in banca?

Se si pensa al lavoro in banca, la mente corre subito all’idea di una persona che assiste i clienti da uno sportello. Invece, il mondo del credito è in fase di grande trasformazione visto che gli istituti non sono più solo realtà che prestano e gestiscono il denaro altrui.

Per descrivere cos’è oggi l’industria bancaria bisogna partire da due concetti chiave: Open banking e Fintech.

 

Il settore bancario (e l'Open banking)

Oggi un istituto di credito, oltre ad aprire un conto corrente e consentire i pagamenti tramite carta di credito o bancomat, ha una missione imposta dall’Unione Europea: far sì che i dati sui pagamenti dei clienti siano “liberi”, cioè esportabili da una banca all’altra o tra operatori del settore (con il consenso del cliente). 

Perché? Perché i dati sono il nuovo petrolio dell’economia e permettono agli applicativi e alle transazioni di funzionare meglio e più facilmente senza dover ogni volta raccoglierli e reinserirli da capo nelle diverse piattaforme di pagamento o di verifica.

Ecco quindi che cosa si intende per open banking: una missione a cui le banche devono allinearsi per indicazione di una direttiva Ue, la PSD2. E per farlo hanno bisogno di figure competenti, come ingegneri informatici, esperti legali di trattamento dei dati personali (GDPR), innovatori digitali. I laureati in economia e ingegneria gestionale saranno sempre profili ricercati dalle banche, ma ora c’è sempre più spazio anche per profili tecnico-digitali.

 

Il Fintech

Il secondo concetto chiave, infatti, è Fintech. Un termine che indica come il mondo della finanza si stia trasformando a causa della tecnologia, fino al punto che non sono più le banche classiche le uniche in grado di prestare denaro e gestire pagamenti e conti correnti. 

Chi ha la tecnologia sufficiente per far questo, anche se non è una banca, oggi può potenzialmente operare in questo settore. Se autorizzata dalla legge, anche una start-up o una realtà come Facebook può affiancarsi a strutture come Unicredit, Gruppo Bancario Crédit Agricole in Italia, Monte Paschi, FCA Bank, BNP Paribas solo per citare le più grandi realtà attive nella Penisola.

Quando parliamo di banking, infatti, intendiamo:

 

E-payment

Sono tutti i sistemi digitali che permettono di non usare più il contante per le transazioni (es. non solo l’online banking per bonifici, ma anche le app e le piattaforme per lo scambio di denaro via smartphone, come quelli creati da Satispay o da Poste Italiane);

 

Blockchain

É la tecnologia che consente di decentralizzare contratti e transazioni tra due parti, senza bisogno di un garante (es. le criptomonete si basano su questo meccanismo, e anche le banche stanno studiando modi per applicare la blockchain ai loro servizi);

 

Challenger banks

È tutto quel mondo di start-up e realtà che non nascono come banche ma sfidano le banche facendo concorrenza (es. realtà come N26 che non ha filiali ma eroga carte di debito e bancomat grazie a conti virtuali).

Tutto questo significa che il settore in cui le banche stanno investendo e assumendo al momento è quello della Ricerca e dell’Innovazione per integrare le competenze fintech e open banking delle realtà più innovative nel loro business. Oltre alle banche esistono anche start-up fintech e soprattutto piattaforme di crowdfunding, social-lending o peer-to-peer-lending (il prestito tra privati) che crescono e assumono. C’è poi tutto il mondo dei servizi per i pagamenti digitali alle imprese e alle banche e in cui vale la pena affacciarsi per trovare lavoro. E’ il caso di Nexi, o della giovane aziende  Sum Up

 

Le figure richieste nel settore bancario

Per adeguarsi, banche e aziende che lavorano nel mondo dei digital payment stanno assumendo figure un tempo lontane del mondo del credito come:

- Innovation manager,  figura trasversale che ha il compito di aiutare un’impresa, compresa quella bancaria, nel digitalizzare i suoi processi (il Governo ha anche previsto incentivi alle assunzioni di questi profili che possono formarsi con la laurea magistrale in Economics and Management of Innovation and Technology dell’Università Bocconi o più in generale con Master Executive in Management o con il nuovo master della Luiss in Digital Business Strategy);

- Cryptocurrency Expert e Blockchain Expert, ovvero chi studia e capisce i meccanismi informatici e organizzativi per la gestione delle transazioni con valute virtuali e su circuiti non classici (in basso una selezione dei corsi a cui iscriversi);

- Statistici/matematici e in generale tutti coloro che hanno una laurea STEM, cioè i percorsi in Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica);

- Cyber Security Specialist, cioè chi sa come mettere in sicurezza i dati e le informazioni che si scambiano durante le transazioni (La Sapienza ha avviato un corso specifico, ma in generale ci si può specializzare tramite corsi di sicurezza informatica in tutta Italia).

Oltre a questi nuovi ruoli, le banche sono spesso alla ricerca di Investment Banker, Credit Risk Analyst, Consulente Direct e HR.

Unicredit a Milano ha un dipartimento dedicato e una divisione ricerca e innovazione che consente di lavorare a progetti innovativi, come l’utilizzo di machine learning e l’intelligenza artificiale. Lo stesso vale per l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo a Torino che lavora a fianco di imprese e start-up.

 

Dove formarsi per lavorare nel settore bancario

In Italia al momento esistono master che raggruppano sotto il cappello fintech le competenze necessarie per gestire e almeno conoscere il meccanismo blockchain e delle criptovalute (come quello dell’Università Cattolica di Milano, della Lumsa a Roma o ancora la Fintech Academy del Politecnico di Milano). A Pordenone è nata persino l’Accademia della criptovaluta. Ed è chiaro che in futuro i profili più richiesti saranno quelli con un mix di competenze, economiche e digitali.