Pubblicato il 30 Dec 2020
Pubblicato il 30 Dec 2020
Tutored incontra Prisca, Project Manager - Cloud & Data Center in TIM

Tutored incontra Prisca, Project Manager - Cloud & Data Center in TIM


Dalla passione per il Greco e il Latino all'Economia e la Consulenza: l'esperienza di Prisca


Tutored è il punto di incontro tra studenti, giovani laureati e aziende. All’interno della nostra piattaforma, i membri hanno la possibilità di scoprire gli sbocchi lavorativi in base al loro percorso di studi, conoscere grandi aziende e candidarsi alle numerose opportunità di stage, lavoro e graduate program. La nostra community è formata da giovani uniti dall'ambizione. Su Tutored, raccontiamo le loro storie ed esperienze, con l'obiettivo di ispirare i più giovani e dare un'idea concreta del mondo del lavoro.


In quale università hai studiato e quale percorso di studi hai scelto?


Ho iniziato il mio percorso di studi nel 2013 presso la facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma.

Concluso il Liceo Classico, proseguire con gli studi in Lettere o in Storia dell’Arte mi sembrava una scelta quasi obbligata, ma come si dice: “don't count your chicken before they hatch”. Nell’estate della maturità, la mia famiglia fu colpita da gravi problemi economici e così decisi di intraprendere una strada completamente diversa da quella che avrei desiderato.

La scelta fu dolorosa, amavo quanto avevo studiato nei 5 anni di Liceo, e il mio sogno nel cassetto era diventare la professoressa di Greco e Latino che tutti temono (ammetto che per avere 19 anni ero eccezionalmente sadica).

Ciò che mi diede la spinta definitiva fu la convinzione che una Laurea in Economia mi avrebbe concesso più possibilità e una professione di certo più remunerativa, che era esattamente ciò di cui aveva bisogno la mia famiglia.

I primi mesi furono tremendi: io che ero sempre stata la secchiona della classe con tutti 9 e 10 non riuscivo ad ingranare (matematica fu il primo esame e presi 19). Non mi sentivo portata per le discipline economiche, né mi sembrava di nutrire il benché minimo interesse verso quello che studiavo. 

Al termine della prima sessione d’esame ero fermamente convinta che non ce l’avrei fatta e che, se fossi riuscita nell’impresa, mi sarei laureata in ritardo e con un voto mediocre. Poi qualcosa di sbloccò: incominciai a seguire dei corsi che finalmente parlavano una lingua che capivo e che anzi, mi aiutava a comprendere la realtà che leggevo sui giornali e vedevo in tv tutti i giorni. Iniziai ad appassionarmi e ad approfondire quello che veniva spiegato durante le lezioni.

Il mio primo 30 arrivò solo a metà del secondo anno e fu la scintilla che mi convinse che potevo farcela. Mi sono laureata 6 mesi in anticipo con 108 e il cuore, mio e della mia famiglia, gonfio di gioia. 

Ho proseguito con una laurea Magistrale in Strategia e Amministrazione d’azienda, ma se dovessi dare un consiglio ai ragazzi che oggi si accingono a concludere la triennale, gli direi di orientarsi verso qualcosa che li renda concretamente appetibili per le aziende.

Non che una Laurea Magistrale ti renda meno allettante, ma come dico sempre, ormai tutti si laureano e tutti si laureano con 110 e lode. 

Il famoso “pezzo di carta” non fa (quasi) più la differenza, pertanto consiglierei di orientarsi verso delle esperienze concrete, magari all’estero, che possano consolidare le conoscenze acquisite durante la triennale a livello pratico (ve lo dice una che a distanza di anni e diverse esperienze professionali dopo, si gioca ancora la carta Erasmus, che fa sempre la sua bella figura durante un colloquio). 


Hai anche svolto un periodo di studi all'estero: quanto è importante secondo te compiere una parte del proprio percorso fuori dall’Italia e dalla propria comfort zone?


Ricollegandomi a quanto detto nella domanda precedente, direi che su una scala da 1 a 10, l’esperienza all’estero conta 11. 

Molti vedono l’Erasmus come un breve e intenso periodo di “fancazzismo”, in cui bivaccare in qualche anfratto lontano da mamma e papà, senza studiare e trascurando le proprie responsabilità. FALSO!

Le Università straniere sono spesso molto meno pretenziose e burocrate di quelle italiane, per cui per la valutazione di un esame si pondera non solo la correttezza delle domande proposte ma anche lo svolgimento degli assignments a casa e dei lavori di gruppo che, per il fancazzista di cui sopra, significa scopiazzare e godere del lavoro di qualcun altro in tutta serenità. 

In realtà l’approccio accademico così strutturato consente proprio quella sedimentazione delle conoscenze pregresse di cui parlavo prima ed è estremamente pagante nel momento in cui ci si troverà di fronte alla prima job interview. L’esperienza all’estero non è solo l’Erasmus, infatti molti dei miei amici hanno deciso di sfruttare la pausa tra triennale e magistrale, per andare a fare qualche mese all’estero, lavoricchiando qua e la e migliorando la lingua inglese. 

Insomma, non importa come o dove, l’importante è lasciare il nido domestico e lanciarsi in una nuova sfida DA SOLI, perché? Beh, è divertente, ti permette di rivenderti sul mercato del lavoro molto più velocemente degli altri, ti permette di ampliare il tuo network di conoscenze con amici e professori di diverse nazionalità e ti lascia dei ricordi che saranno con te per tutta la vita. 


Quale attività extra-universitaria pensi sia stata davvero importante per la tua carriera? Un consiglio che daresti a chi sta studiando in questo momento? 



Gli direi iniziare a lavorare il prima possibile. Racconto la mia esperienza per dare valore a quest’affermazione che può sembrare banale: ho iniziato a lavorare pochi giorni dopo l’esame di maturità, facevo volantinaggio per una gelateria sotto il cocente sole romano di agosto. 

Per un po’ ho fatto la baby-sitter e infine sono approdata nel meraviglioso mondo della ristorazione: sono stata una cameriera grata e felice del proprio lavoro per 5 anni. Ho incontrato persone meravigliose e colleghe/i eccezionali con cui tuttora sono in contatto. Non è stato facile, la mattina andavo a lezione, nel primo pomeriggio collaboravo con la Biblioteca di Economia come borsista e la sera servivo carbonara ai turisti in un ristorante in Centro. Quando studiavo? La notte, dopo l’immancabile birra con le ragazze dello staff. 

Iniziare a lavorare sin da subito ti aiuta ad indirizzare le priorità, a darti degli obiettivi e a definire i tempi per fare tutto. 

Se sai che per preparare un esame hai 30 giorni, studierai poco tutti i giorni fino alla settimana prima dell’esame, in cui il tuo cervello si setterà sulla modalità corretta per apprendere velocemente tutto. Se sai di avere 3 giorni, il tuo cervello sarà super attivo per tutte le 72 ore di cui hai bisogno. 

Inoltre, l’esperienza professionale ante lauream è un’ottima lettera di presentazione per un colloquio, non importa realmente cosa si è fatto (se fosse, un tirocinio curriculare rappresenterebbe la miglior opzione), sapere che si è in grado di gestire la propria giornata tra le scadenze e ritmi stressanti, pone il candidato sotto una luce diversa. 


Oggi lavori in TIM: come ci sei arrivata e come si sono svolte le selezioni? 
 


Prima di lavorare in TIM ero consulente per NTT Data. Con il mio team lavoravamo presso l’IT di TIM e in tal modo ho avuto la possibilità di prendere parte alle selezioni per il processo di internalizzazione. 

Da un anno a questa parte la mia azienda sta cercando di ridurre il numero delle attività consulenziali, valorizzando il lavoro dei suoi dipendenti e accrescendo le loro competenze e capacità professionali. Per farlo ha deciso di mantenere all’interno alcune risorse che svolgevano attività ad elevato valore aggiunto come consulenti. 

La selezione si è svolta in più fasi: una prima call interview per “sondare il terreno”, una seconda interview online con questionari di logica, cultura generale e psicoattitudinali. Infine, l’interview vera e propria con HR e i miei attuali responsabili. 

Come in tutti i colloqui, l’ultimo è stato il più intenso. Il mio consiglio è raccontare sempre e solo cose VERE, dimostrabili con esempi di situazioni concrete (li chiedono!). Se piaci, piaci, senza doverti inventare nulla, e se non piaci, avanti il prossimo colloquio e la prossima opportunità. 


Di cosa ti occupi in qualità di Project Manager - Cloud & Data Center in TIM?


Come Project Manager il mio compito è quello di seguire l’intero lifecycle dei progetti in atto presso la mia business unit: la gestione dei tempi e il corretto rispetto di milestones e deadline; la gestione dei rapporti con fornitori e clienti/partner; la comunicazione tra team tecnici e top management. 

Insomma, un moderno mediatore che cerca di far “rigare dritto” i molteplici stakeholder che interagiscono su ogni progetto. 

In particolare, ad oggi ci occupiamo di Cloud, che sembra un parolone difficile ma in realtà cerchiamo di migliorare la qualità dei servizi di cui tutti voi siete fruitori, a volte inconsapevoli. 


Prima di arrivare in TIM, hai lavorato in una società di consulenza (NTT Data): quali sono le differenze principali che hai notato in ottica lavorativa?


Le società di consulenza sono delle società che definirei come ottimi trampolini, ma occhio a saltellarci troppo perché si rischia di cadere.  

Ci siamo passati tutti: ti laurei, hai poca esperienza, apri LinkedIn per vedere cosa si può fare ed ecco che tutti gli annunci citano “under 30 con almeno 25 anni di esperienza presso la NASA”. 

Le società di consulenza no, loro ti accolgono nel momento in cui ti senti più spaesato e ti avviano al mondo del lavoro. Tra l’altro pagano anche piuttosto bene rispetto ad altre realtà aziendali, quindi sono un ottimo specchietto per le allodole.

Sicuramente è un’esperienza che consiglio all’inizio della propria carriera, in quanto ti consente in un tempo relativamente breve di interagire con varie progettualità e contesti differenti.

Questo aiuta anche a capire cosa piace e cosa assolutamente no. Il consiglio però è di non rimanere troppo a lungo incastrati nei meccanismi contorti che queste società propongono: infatti a fronte di una carriera molto rapida, purtroppo viene meno la specializzazione in argomenti o materie specifiche.

Questo fa si che nel momento in cui la realtà aziendale non è più di proprio gradimento, si fa fatica a ricollocarsi se non in altre società di consulenza. 


Sei un recruiter? Scopri come digitalizzare le strategie di employer branding e recruiting della tua azienda grazia a tutored. Attrai e assumi giovani talenti: scopri Tutored Business.

Dalla passione per il Greco e il Latino all'Economia e la Consulenza: l'esperienza di Prisca


Tutored è il punto di incontro tra studenti, giovani laureati e aziende. All’interno della nostra piattaforma, i membri hanno la possibilità di scoprire gli sbocchi lavorativi in base al loro percorso di studi, conoscere grandi aziende e candidarsi alle numerose opportunità di stage, lavoro e graduate program. La nostra community è formata da giovani uniti dall'ambizione. Su Tutored, raccontiamo le loro storie ed esperienze, con l'obiettivo di ispirare i più giovani e dare un'idea concreta del mondo del lavoro.


In quale università hai studiato e quale percorso di studi hai scelto?


Ho iniziato il mio percorso di studi nel 2013 presso la facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma.

Concluso il Liceo Classico, proseguire con gli studi in Lettere o in Storia dell’Arte mi sembrava una scelta quasi obbligata, ma come si dice: “don't count your chicken before they hatch”. Nell’estate della maturità, la mia famiglia fu colpita da gravi problemi economici e così decisi di intraprendere una strada completamente diversa da quella che avrei desiderato.

La scelta fu dolorosa, amavo quanto avevo studiato nei 5 anni di Liceo, e il mio sogno nel cassetto era diventare la professoressa di Greco e Latino che tutti temono (ammetto che per avere 19 anni ero eccezionalmente sadica).

Ciò che mi diede la spinta definitiva fu la convinzione che una Laurea in Economia mi avrebbe concesso più possibilità e una professione di certo più remunerativa, che era esattamente ciò di cui aveva bisogno la mia famiglia.

I primi mesi furono tremendi: io che ero sempre stata la secchiona della classe con tutti 9 e 10 non riuscivo ad ingranare (matematica fu il primo esame e presi 19). Non mi sentivo portata per le discipline economiche, né mi sembrava di nutrire il benché minimo interesse verso quello che studiavo. 

Al termine della prima sessione d’esame ero fermamente convinta che non ce l’avrei fatta e che, se fossi riuscita nell’impresa, mi sarei laureata in ritardo e con un voto mediocre. Poi qualcosa di sbloccò: incominciai a seguire dei corsi che finalmente parlavano una lingua che capivo e che anzi, mi aiutava a comprendere la realtà che leggevo sui giornali e vedevo in tv tutti i giorni. Iniziai ad appassionarmi e ad approfondire quello che veniva spiegato durante le lezioni.

Il mio primo 30 arrivò solo a metà del secondo anno e fu la scintilla che mi convinse che potevo farcela. Mi sono laureata 6 mesi in anticipo con 108 e il cuore, mio e della mia famiglia, gonfio di gioia. 

Ho proseguito con una laurea Magistrale in Strategia e Amministrazione d’azienda, ma se dovessi dare un consiglio ai ragazzi che oggi si accingono a concludere la triennale, gli direi di orientarsi verso qualcosa che li renda concretamente appetibili per le aziende.

Non che una Laurea Magistrale ti renda meno allettante, ma come dico sempre, ormai tutti si laureano e tutti si laureano con 110 e lode. 

Il famoso “pezzo di carta” non fa (quasi) più la differenza, pertanto consiglierei di orientarsi verso delle esperienze concrete, magari all’estero, che possano consolidare le conoscenze acquisite durante la triennale a livello pratico (ve lo dice una che a distanza di anni e diverse esperienze professionali dopo, si gioca ancora la carta Erasmus, che fa sempre la sua bella figura durante un colloquio). 


Hai anche svolto un periodo di studi all'estero: quanto è importante secondo te compiere una parte del proprio percorso fuori dall’Italia e dalla propria comfort zone?


Ricollegandomi a quanto detto nella domanda precedente, direi che su una scala da 1 a 10, l’esperienza all’estero conta 11. 

Molti vedono l’Erasmus come un breve e intenso periodo di “fancazzismo”, in cui bivaccare in qualche anfratto lontano da mamma e papà, senza studiare e trascurando le proprie responsabilità. FALSO!

Le Università straniere sono spesso molto meno pretenziose e burocrate di quelle italiane, per cui per la valutazione di un esame si pondera non solo la correttezza delle domande proposte ma anche lo svolgimento degli assignments a casa e dei lavori di gruppo che, per il fancazzista di cui sopra, significa scopiazzare e godere del lavoro di qualcun altro in tutta serenità. 

In realtà l’approccio accademico così strutturato consente proprio quella sedimentazione delle conoscenze pregresse di cui parlavo prima ed è estremamente pagante nel momento in cui ci si troverà di fronte alla prima job interview. L’esperienza all’estero non è solo l’Erasmus, infatti molti dei miei amici hanno deciso di sfruttare la pausa tra triennale e magistrale, per andare a fare qualche mese all’estero, lavoricchiando qua e la e migliorando la lingua inglese. 

Insomma, non importa come o dove, l’importante è lasciare il nido domestico e lanciarsi in una nuova sfida DA SOLI, perché? Beh, è divertente, ti permette di rivenderti sul mercato del lavoro molto più velocemente degli altri, ti permette di ampliare il tuo network di conoscenze con amici e professori di diverse nazionalità e ti lascia dei ricordi che saranno con te per tutta la vita. 


Quale attività extra-universitaria pensi sia stata davvero importante per la tua carriera? Un consiglio che daresti a chi sta studiando in questo momento? 



Gli direi iniziare a lavorare il prima possibile. Racconto la mia esperienza per dare valore a quest’affermazione che può sembrare banale: ho iniziato a lavorare pochi giorni dopo l’esame di maturità, facevo volantinaggio per una gelateria sotto il cocente sole romano di agosto. 

Per un po’ ho fatto la baby-sitter e infine sono approdata nel meraviglioso mondo della ristorazione: sono stata una cameriera grata e felice del proprio lavoro per 5 anni. Ho incontrato persone meravigliose e colleghe/i eccezionali con cui tuttora sono in contatto. Non è stato facile, la mattina andavo a lezione, nel primo pomeriggio collaboravo con la Biblioteca di Economia come borsista e la sera servivo carbonara ai turisti in un ristorante in Centro. Quando studiavo? La notte, dopo l’immancabile birra con le ragazze dello staff. 

Iniziare a lavorare sin da subito ti aiuta ad indirizzare le priorità, a darti degli obiettivi e a definire i tempi per fare tutto. 

Se sai che per preparare un esame hai 30 giorni, studierai poco tutti i giorni fino alla settimana prima dell’esame, in cui il tuo cervello si setterà sulla modalità corretta per apprendere velocemente tutto. Se sai di avere 3 giorni, il tuo cervello sarà super attivo per tutte le 72 ore di cui hai bisogno. 

Inoltre, l’esperienza professionale ante lauream è un’ottima lettera di presentazione per un colloquio, non importa realmente cosa si è fatto (se fosse, un tirocinio curriculare rappresenterebbe la miglior opzione), sapere che si è in grado di gestire la propria giornata tra le scadenze e ritmi stressanti, pone il candidato sotto una luce diversa. 


Oggi lavori in TIM: come ci sei arrivata e come si sono svolte le selezioni? 
 


Prima di lavorare in TIM ero consulente per NTT Data. Con il mio team lavoravamo presso l’IT di TIM e in tal modo ho avuto la possibilità di prendere parte alle selezioni per il processo di internalizzazione. 

Da un anno a questa parte la mia azienda sta cercando di ridurre il numero delle attività consulenziali, valorizzando il lavoro dei suoi dipendenti e accrescendo le loro competenze e capacità professionali. Per farlo ha deciso di mantenere all’interno alcune risorse che svolgevano attività ad elevato valore aggiunto come consulenti. 

La selezione si è svolta in più fasi: una prima call interview per “sondare il terreno”, una seconda interview online con questionari di logica, cultura generale e psicoattitudinali. Infine, l’interview vera e propria con HR e i miei attuali responsabili. 

Come in tutti i colloqui, l’ultimo è stato il più intenso. Il mio consiglio è raccontare sempre e solo cose VERE, dimostrabili con esempi di situazioni concrete (li chiedono!). Se piaci, piaci, senza doverti inventare nulla, e se non piaci, avanti il prossimo colloquio e la prossima opportunità. 


Di cosa ti occupi in qualità di Project Manager - Cloud & Data Center in TIM?


Come Project Manager il mio compito è quello di seguire l’intero lifecycle dei progetti in atto presso la mia business unit: la gestione dei tempi e il corretto rispetto di milestones e deadline; la gestione dei rapporti con fornitori e clienti/partner; la comunicazione tra team tecnici e top management. 

Insomma, un moderno mediatore che cerca di far “rigare dritto” i molteplici stakeholder che interagiscono su ogni progetto. 

In particolare, ad oggi ci occupiamo di Cloud, che sembra un parolone difficile ma in realtà cerchiamo di migliorare la qualità dei servizi di cui tutti voi siete fruitori, a volte inconsapevoli. 


Prima di arrivare in TIM, hai lavorato in una società di consulenza (NTT Data): quali sono le differenze principali che hai notato in ottica lavorativa?


Le società di consulenza sono delle società che definirei come ottimi trampolini, ma occhio a saltellarci troppo perché si rischia di cadere.  

Ci siamo passati tutti: ti laurei, hai poca esperienza, apri LinkedIn per vedere cosa si può fare ed ecco che tutti gli annunci citano “under 30 con almeno 25 anni di esperienza presso la NASA”. 

Le società di consulenza no, loro ti accolgono nel momento in cui ti senti più spaesato e ti avviano al mondo del lavoro. Tra l’altro pagano anche piuttosto bene rispetto ad altre realtà aziendali, quindi sono un ottimo specchietto per le allodole.

Sicuramente è un’esperienza che consiglio all’inizio della propria carriera, in quanto ti consente in un tempo relativamente breve di interagire con varie progettualità e contesti differenti.

Questo aiuta anche a capire cosa piace e cosa assolutamente no. Il consiglio però è di non rimanere troppo a lungo incastrati nei meccanismi contorti che queste società propongono: infatti a fronte di una carriera molto rapida, purtroppo viene meno la specializzazione in argomenti o materie specifiche.

Questo fa si che nel momento in cui la realtà aziendale non è più di proprio gradimento, si fa fatica a ricollocarsi se non in altre società di consulenza. 


Sei un recruiter? Scopri come digitalizzare le strategie di employer branding e recruiting della tua azienda grazia a tutored. Attrai e assumi giovani talenti: scopri Tutored Business.